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di Mariarosa Rigotti
“Il teatro vive solo se brucia”. È questo il suggestivo titolo di un documentario, firmato da Marco Zuin, che racconta l’epopea dei Carrara, una famiglia di teatranti attiva da dieci generazioni. Si tratta del primo appuntamento di un ciclo di proiezioni di film e documentari, intitolato “Correspondances: il teatro al cinema”, che prenderà il via domani, 21 dicembre, alle 18, a Padova, nel complesso Beato Pellegrino (collocato nell’omonima via al civico 28), aula 1, sede del Dipartimento di studi linguistici e letterari dell’Università. E va detto che per questo ciclo, proprio dall’Ateneo patavino, arriva un invito a partecipare a tutti gli interessati e a tutte le interessate.
Il teatro dei Carrara.
“Correspondances: il teatro al cinema” è, appunto, un ciclo di proiezioni di film e documentari legati al mondo del teatro nelle sue molteplici declinazioni, curato da Acta (Associazione culturale teatro e azioni), con la supervisione della professoressa Cristina Grazioli (docente nello stesso Ateneo di Teatri di figure: storie ed estetiche; Storia ed estetica della luce in scena). Così, prenderanno parte all’incontro di domani, oltre alla citata docente, anche Denis Brotto, i quali saranno in dialogo con Marco Zuin, Armando, Titino e Annalisa Carrara; parteciperanno pure Paola Piizzi Sartori, Sarah Sartori e Walter Valeri.
Ed entrando nel dettaglio, va detto che il documentario “Il teatro vive solo se brucia” di Marco Zuin è prodotto da Ginko Film (Italia 2022, 60 minuti) e fissa l’attenzione sull’epopea dei teatri viaggianti in Italia, dal primo dopoguerra fino all’avvento della televisione, ed è raccontata dalle voci della famiglia d’arte Carrara, che è, come già ricordato, è la protagonista di questa storia. Nella sostanza, il documentario si propone «di raccontare l’epopea dei teatri viaggianti in l’Italia, dal primo dopoguerra fino all’avvento della televisione attraverso la voce unica di Titino Carrara, ultimo erede della famiglia di teatranti più longeva del teatro italiano, più di dieci generazioni: i Carrara». La sua storia, viene anticipato, «è anche quella di un teatro che non c’è più e di un Paese, il nostro, che dal secondo dopoguerra alla metà degli anni ’60 è cambiato radicalmente». E, per farlo, «saranno largamente utilizzati materiali di archivio sia privati che pubblici».
Cristina Grazioli
Inoltre, viene evidenziato che i Carrara «rappresentano una delle ultime famiglie d’Arte ancora in attività, una dinastia teatrale che discende direttamente dalle antiche compagnie itineranti del Cinquecento. La loro storia è quella di un teatro, quello popolare, che non c’è più e di un Paese, il nostro, che dal secondo dopoguerra alla metà degli anni ’60 è cambiato radicalmente. In un viaggio picaresco dal Sud al Nord, partendo dalla Sicilia e arrivando in Veneto, nell’ultimo secolo i Carrara hanno attraversato tutto lo Stivale portando il teatro laddove il teatro mai sarebbe stato». Va, poi, sottolineato che il documentario di Zuin, che come detto è prodotto da Ginko Film, è cofinanziato dalla Regione Veneto POR FESR 2014-2020 Asse 3 Azione 3.3.2 (con un contributo di 24 mila euro pari al 45% del budget del film fondamentale per sostenere la sua realizzazione tramite l’assunzione di personale residente e la fornitura di servizi di imprese con sede nel territorio regionale).
L’autore fa dunque il punto su una storia rilevante, segnando un significativo riferimento per gli studi di settore. Importante, pertanto, conoscere meglio il regista: Marco Zuin è un filmmaker e autore, è nato a Vicenza nel 1978; iscritto al Dams Cinema di Bologna, si è laureato con una tesi sul ruolo della famiglia nel cinema italiano. Negli ultimi anni si è dedicato alla produzione di cortometraggi e documentari sociali per Ong, Fondazioni e Onlus: Daily Lydia (2014), La sedia di cartone (2015), Niente sta scritto (2017) e Hoa (2018) sono stati selezionati in numerosi festival in Italia e nel mondo, ottenendo visibilità e premi. Va anche aggiunto che Zuin ha realizzato documentari, video e reportage in Italia, Russia, Tanzania, Kenya, Spagna, Honduras, Egitto, Serbia, Francia, India, Vietnam. E riguardo le sue scelte di racconto va infine ricordato che «alla base del suo approccio al cinema e al documentario c’è l’idea di sociale inteso come socialità e attenzione al senso di comunità».
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In copertina, Titino Carrara ultimo erede della famiglia di teatranti più longeva.